alle elementari, in un istituto di suore orsoline, dopo l’orario di scuola spesso attendevo ore che qualcuno mi venisse a prendere. nei pomeriggi assolati e desolati, giravo tra bui corridoi e aule deserte un cortile vuoto circondato da mura di cemento, grate alle finestre. il tempo restava immobile. le suore sparivano nelle loro celle e nessuno si preoccupava di me. il mondo esterno era solo un’ombra sulle pareti.
“Nel malessere in cui vivo,
nel dubbio pensare in cui sento,
sono di me prigioniero,
mento a me stesso.
Se fossi diverso, sarei diverso.
Se in me ci fosse certezza,
ne sarei il fluido e neutro
che ama la bellezza.
Sì, che ama la bellezza e la nega
in questa vita senza sostegno
che contro se stessa afferma
che tutto è vano”.